In sul principio del milletrecento,
Messer de’ Pannocchieschi, Paganello,
avea in Maremma un gran possedimento
finanche della Pietra il bel Castello;
e per consorte, suo completamento,
di Siena una fanciulla, il fior più bello;
codesta gentildonna ch’era lei
avea per nome Pia de’ Tolomei!
Messer de’ Pannocchieschi, Paganello,
avea in Maremma un gran possedimento
finanche della Pietra il bel Castello;
e per consorte, suo completamento,
di Siena una fanciulla, il fior più bello;
codesta gentildonna ch’era lei
avea per nome Pia de’ Tolomei!
Dopo le nozze e tutti i cicisbei,
sognò la cara Pia, di fare il viaggio,
dicea: «Da questa piana fuggirei,
a’ dolci colli bramo far passaggio!»
Siccome Paganello, a’ giorni bei,
di Capitan gli capitò un ingaggio,
si profittò del caso fortunato
e giunsero gli sposi a San Miniato!
sognò la cara Pia, di fare il viaggio,
dicea: «Da questa piana fuggirei,
a’ dolci colli bramo far passaggio!»
Siccome Paganello, a’ giorni bei,
di Capitan gli capitò un ingaggio,
si profittò del caso fortunato
e giunsero gli sposi a San Miniato!
Qui venne Paganello assai turbato
trovando il guelfo popolo del loco,
il più ‘nfingardo, lento e sfaticato
che lo rendea sovente stracco e fioco;
così, mentr’ei dall’ozio fu appestato,
la Pia passava i dì, qual lieto giuoco,
a passeggiar nella lussureggiante
campagna, ben d’iddio di fiori e piante!
trovando il guelfo popolo del loco,
il più ‘nfingardo, lento e sfaticato
che lo rendea sovente stracco e fioco;
così, mentr’ei dall’ozio fu appestato,
la Pia passava i dì, qual lieto giuoco,
a passeggiar nella lussureggiante
campagna, ben d’iddio di fiori e piante!
Un buon mattino, poco là distante,
riscontra un uomo che venia cantando,
le si presenta: «d’Alighieri, Dante,
son di Fiorenza, ma ridotto al bando.»
Poi inizia a verseggiar e ‘n quell’istante
il cuor, sente la Pia, senza comando;
sognò per molte notti quel nasone,
accanto a Paganello, il fannullone!
riscontra un uomo che venia cantando,
le si presenta: «d’Alighieri, Dante,
son di Fiorenza, ma ridotto al bando.»
Poi inizia a verseggiar e ‘n quell’istante
il cuor, sente la Pia, senza comando;
sognò per molte notti quel nasone,
accanto a Paganello, il fannullone!
Ma Dante non le dava un’attenzione
perché per moglie avea di già la Gemma,
e la dolente Pia, con delusione
pativa già il ritorno alla Maremma;
quando l’uffizio giunse a conclusione
ripose, Paganello, spada e stemma
montò a cavallo ed esortò la Pia:
«dall’ozio e San Miniato, gnamo via!»
perché per moglie avea di già la Gemma,
e la dolente Pia, con delusione
pativa già il ritorno alla Maremma;
quando l’uffizio giunse a conclusione
ripose, Paganello, spada e stemma
montò a cavallo ed esortò la Pia:
«dall’ozio e San Miniato, gnamo via!»
Finisce in questo modo la poesia,
migliori n’han cantate ‘n altri tempi,
scusate se ho voluto dir la mia,
non volli cagionar malestri o scempi;
vo’ dir soltanto che la gelosia
talor compie delitti orrendi ed empi
ma più infelici assai fanno la moglie,
quei che di lavorar non hanno voglie!
migliori n’han cantate ‘n altri tempi,
scusate se ho voluto dir la mia,
non volli cagionar malestri o scempi;
vo’ dir soltanto che la gelosia
talor compie delitti orrendi ed empi
ma più infelici assai fanno la moglie,
quei che di lavorar non hanno voglie!
Opera dedicata a Pia de' Tolomei
Presentata al pubblico il 13 febbraio 2025 a San Miniato, presso l'Orcio d'Oro
in occasione della mostra d'arte "La muta eloquenza delle donne" di Katia Bassi